domenica 24 ottobre 2010

Il toponimo svizzero "Zwisch-bergen-tal" equivale, anche nel suo significato originario, a quello latino di "Inter-montium"

Sono tornato a riflettere su alcuni nomi di valli ossolane al confine tra la Svizzera e l’Italia nella zona a nord di Domodossola e, appena mi si è svelato quello che ritengo il loro vero volto originario, ho sentito dentro di me una sensazione stupenda, di quelle che aiutano ad allargare i confini dello spirito, non a restringerli.
Uno è il nome della valle Dévero, dove scorre un affluente del Toce, il torrente Dévero, appunto. L’altro è quello della valle Divédro, dove scorre un altro affluente del Toce, il torrente Divéria. Quest’ultimo nome induce a credere che quello della valle Divédro si ritrovi una –d- in più, anche rispetto al nome quasi uguale dell’altra valle, per qualche motivo che ora non percepisco con chiarezza forse di natura paretimologica, a meno che tutti questi toponimi non avessero avuto all’origine la dentale sorda –t-, successivamente sonorizzata e poi completamente scomparsa. Si sarebbe avuto allora probabilmente un nome composto *Divé-tro, ma la sostanza del mio ragionamento, come si vedrà, non cambierebbe. Se si pone attenzione alla continuazione della valle Divédro, al di là del confine svizzero, ci si accorge che uno dei suoi rami prende il nome di Zwisch-bergen-tal, cioè ‘valle (-tal) tra (Zwisch-) monti (-bergen-)’. Ritorna, a mio avviso, il falso cliché del nome della valletta Inter-montium tra le due alture del Palatino, della valle d’ Entre-mont (canton Vallese, Svizzera) e di Unter-berg-tal (Austria), tutte col significato di ‘valle tra monti’. Ma, come sostenevo a proposito di Inter-montium nell’articolo in cui commentavo criticamente la proposta di Massimo Pittau per l’etimo di Roma, non potrebbe esistere nome più banale e, in sostanza, immotivato per una valle che si trova in un’area dove non esistono che monti e dove tutte le altre valli contigue sono nella stessa condizione geografica. Io penso pertanto che la spiegazione di questi nomi vada cercata altrove. Nel Tirolo Orientale si incontra una Virgen-tal 'valle Virgen' che ha tutta l'aria di una variante di Berg-tal, termine quest'ultimo del lessico tedesco col valore di 'valle tra monti': quale altro significato potrebbe avere d'altronde un eventuale composto inizialmente tautologico inserito nel sistema linguistico attuale caratterizzato da composti del tipo determinante/determinato? E, allo stesso modo, non sembra sospetto anche il ted. Berg-werk 'miniera' col suo significato letterale di 'lavoro di montagna' meno accettabile di quello, ad esempio, di 'lavoro di scavo, sotterraneo', data anche la constatazione che le miniere non debbono trovarsi per forza in montagna?
Il ted. zw-ischen ‘tra (due)’, corrispondente all’ingl. be-tw-een ‘tra’, rimanda alla radice dw- (cfr. ted. zwei, ingl.two, lat.duo 'due') che va a combaciare con la radice delle valli in questione (dev-, div-, dv-) la quale, nel nome della valle svizzera è ampliata col suffisso aggettivale –isch e, nel nome delle due valli italiane, è ampliata col suffisso –ero, erio, a meno che non sia da supporre, come ho sospettato più sopra, un originario *Divé-tro. Il nome della valle Zwisch-bergen-tal, prima di ricevere l’ultima componente –tal (valle), ne aveva incontrata un’altra, e cioè berg, parola che oggi significa ‘monte’ ma che in un lontano passato dovette significare anch’essa ‘valle’ come si può presumere da alcuni termini quali il dialettale burg-òn 'vaso grande di legno e di paglia' nella montagna modenese, l'it. burga 'cesto di vimini o di rete metallica che si immerge nell'acqua per conservarvi vivi i pesci', l’it. borchia, it. burchio, l'indiano burqa ' indumento che avvolge il corpo delle donne islamiche e ne nasconde il volto' o lo stesso ted. berg-en ‘salvare, contenere, racchiudere, nascondere, coprire, proteggere’ come conseguenza di un ‘avvolgere’ ricavabile anche dall'ingl. bark 'corteccia' (da cui probabilmente i primi uomini si costruirono le prime barchette), dall’it. barca la quale, in quanto ‘cavità’, deve essere legata specularmente all’altro significato di ‘monte, cumulo’ che la parola, specie in toponomastica, assume. Da notare, poi, un’identica relazione tra il significato di lombardo munt ‘baita’ (in qualche modo una ‘cavità, un ambiente chiuso’) e di it. monte. Secondo questa linea interpretativa anche il ted. Berg-hohle 'caverna di montagna' non ce la racconta giusta sulle sue origini che parlano in realtà di una sola idea di 'caverna' espressa dalle due componenti, come del resto i ted. Berg-schlucht 'burrone, gola (di monte)', e Berg-stollen 'galleria, filone (di miniera)', visto che i due termini Schlucht e Stollen già da soli significano rispettivamente 'burrone, gola' e 'galleria (di miniera)': si farà osservare che spesso la lingua è illogica, ma per questi casi io preferisco additare la illogicità della ripetizione tautologica dello stesso significato nei due membri così evidente in diversi composti germanici come ted. Giebel-zinne 'pinnacolo', ted. Gockel-hahn 'gallo', ted. Senke-grube 'pozzo nero', ecc. Del resto l'ingl. to bury 'seppellire' e l'ingl. burrow 'tana, galleria, passaggio', riconducibili alla stessa radice di ted. bergen 'nascondere, proteggere' o a varianti, la dicono lunga sul valore ambivalente (monte/cavità) di ted. Berg in questi composti. Tra l'altro, nel vocabolario italiano ed inglese di Giuseppe Baretti (1831), bury significa anche 'dimora, abitazione' in quanto 'cavità', credo. A Rovereto-Tn bark indica sia il 'monte' che la 'cascina, stalla'. Non è un caso che l'it. parco, a mio avviso variante della radice in questione, si faccia risalire a base prelatina col significato di 'recinto', concetto derivabile da quello di 'cavità, rotondità'. Pertanto a me sembra che grave tabe della linguistica tradizionale sia la sua tendenza a separare i concetti gli uni dagli altri, più che a riannodarli insieme allargandone il campo semantico, anche quando, come nel caso della radice *barca, *barga (che interessa vaste zone europee per il significato di fondo di 'recinto di bestiame' , di 'dimora rustica', di 'monte, mucchio, cumulo' o di 'cavità'), è a mio avviso evidente la loro matrice comune. La radice dev- di cui sopra, per il probabile significato di ‘valle’, va accostata forse all’ingl. deep ‘profondo’, ingl. dive ‘immersione, tuffo’. Essa parrebbe vivere persino a Magliano dei Marsi-Aq nel vallone di Teve, sebbene con la dentale sorda.
Le componenti in-ter, un-ter dei nomi delle valli sopra nominate sono, secondo me, varianti che esprimono il concetto di ‘movimento verso l’interno o verso il basso’, utilizzato da parlate preistoriche per esprimere anche il concetto di ‘valle’ o di ‘cavità’, come in questi toponimi sostanzialmente tautologici nelle due componenti.
Anche il concetto di ‘gola, passo’, che ho creduto di vedere, nell’articolo precedente sull'etimo di tramontare, sotto toponimi come Tre-monti o Tra-monti , deve essere a mio avviso accostato a questo di ‘valle, cavità’.

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